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“Pensare, Pensare, Dobbiamo. Non Dobbiamo Mai Smettere Di Pensare: che civiltà è questa in cui ci troviamo a vivere?”

(Le tre ghinee di Virginia Woolf)

L’Italia è ancora ai primi posti nel mondo per divario retributivo di genere e per incidenza del lavoro povero e precario; il lavoro di cura è ancora tutto scaricato sulle donne.

Per ridurre la differenza salariale tra uomini e donne e promuovere l’uguaglianza di genere, sono necessarie azioni concrete per le quali da decenni ci battiamo.

Azioni che includono politiche di pari opportunità sul lavoro, campagne di sensibilizzazione per combattere gli stereotipi di genere, politiche familiari favorevoli alla conciliazione tra lavoro e vita privata, e investimenti nell’istruzione delle ragazze.

Quest'anno la giornata internazionale delle donne si muove all'interno della campagna referendaria lanciata dalla CGIL i cui temi, oggetto dei quesiti coinvolgono la condizione delle donne e la soluzione dei quali, sicuramente rappresenterebbero concreti avanzamenti per la condizione delle donne: nell’attività lavorativa una condizione di maggiore equità e un reale riequilibrio del divario retributivo di genere che sappiamo bene, si trascina nella fase del loro pensionamento.

Il Rendiconto di Genere 2024 del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell'Inps ci certifica il grado di disuguaglianza di genere nel mercato del lavoro nel sistema pensionistico e nella protezione civile nel nostro Paese.

I dati analizzati si riferiscono al 2023.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il divario occupazionale è grande, il tasso di occupazione femminile è stato del 52,5%, a fronte del 70,4% degli uomini, così sul part time involontario e sul tempo determinato, analisi che appare più grave se si considera che nel 2023 sia le diplomate, sia le laureate, hanno superato i diplomati e i laureati in tutti i corsi di studio rispettivamente con il 52,6% e il 59,9% sul totale di diplomi e lauree conseguite.

E' preoccupante il divario di genere sul fronte retributivo, le donne percepiscono salari medi inferiori del 30-35% rispetto agli uomini, ovviamente tale differenza si riflette anche sugli importi pensionistici, aggravando il rischio di povertà femminile nella terza età evidente nel gap di pensioni mediamente più basse rispetto agli uomini di oltre il 25%, e soprattutto con età di uscita dal lavoro più alte a causa della discontinuità lavorativa e dei part time che rendono sempre più difficile il completamento del ciclo lavorativo il cui traguardo si allontana sempre di più.

Quindi lavoro SICURO e DIGNITOSO che deve corrispondere a pensioni SICURE e DIGNITOSE.

#Ilvotoèlanostrarivolta #8marzo #giornatainternazionaledeidirittidelledonne